Le elezioni in Moldavia hanno visto la vittoria del partito europeista dell’attuale Presidente Sandu. Al centro della campagna elettorale il tema principale è stato quello del posizionamento del Paese nel contesto più generale della regione: confermare la scelta occidentale per una piena adesione alla UE o, al contrario, ritornare nell’orbita russa come propugnato dal Blocco Patriottico guidato da Igor Dodon, già Presidente della Moldavia, ma arrestato in passato per corruzione e illeciti finanziari. La vittoria del partito filoeuropeista ha confermato l’esito del referendum svoltosi nel 2024 quando ai cittadini moldavi era stato chiesto di dichiararsi favorevoli o contrari a proposito della adesione del Paese alla UE. Nonostante le interferenze da parte della Russia nel finanziare il Blocco Patriottico e nell’uso spregiudicato di cyber attacchi, la Moldavia ha confermato la propria scelta di campo, celebrata con soddisfazione a Bruxelles. Si tratta indubbiamente di un successo, specie se paragonato con quanto accaduto nei mesi scorsi in Georgia dove, sullo stesso tema della adesione o meno alla UE, il Paese è stato attraversato da una profonda crisi che ha visto la vittoria dello schieramento filorusso. È bene ricordare che già in Ucraina, nel 2013/2014, si era aperta una crisi proprio sul tema della adesione o meno alla UE, sfociata prima in una crisi politica poi degenerata in una guerra civile divenuta infine una guerra aperta scatenata dalla Russia. Se la vittoria della Presidente Sandu deve essere accolta come un successo, restano aperte alcune questioni che nel prossimo futuro investiranno il Paese e la UE. Bisognerà capire se la Russia, che già oggi controlla una parte del Paese garantendo il pieno sostegno finanziario e militare alla regione della Transnistria, accetterà passivamente l’esito del voto oppure intensificherà le proprie azioni di disturbo e di provocazione in un’area che è confinante con la Ucraina. Ricordiamo che la Transnistria è una regione grande quanto la Liguria e si è auto proclamata indipendente da Chisinau dagli anni ’90 e confina ad oriente con l’Ucraina. Il governo moldavo non ha mai riconosciuto l’indipendenza della Transnistria come invece ha fatto Mosca che si fa garante della regione con la presenza di proprie truppe che controllano i confini sia con la Moldavia che con l’Ucraina.
Proprio il tema della Transnistria pone alla UE alcune domande. Il governo moldavo non ha mai riconosciuto l’indipendenza di questa regione e ne rivendica il rientro entro il proprio controllo politico ed amministrativo. Con l’adesione della Moldavia alla UE (previsto entro il 2030 e qualcuno lo sollecita già per il 2027), quale posizione dovrebbe svolgere Bruxelles per garantire il ritorno della Transnistria entro i confini moldavi? Questa UE avrebbe la possibilità di contrastare il controllo russo della piccola regione? Si ripropone in tutta evidenza come la mancanza di una politica estera e di difesa europea non muterebbe affatto la situazione e trasformerebbe un problema oggi regionale (il mondo intero ignora quanto accade in Transnistria) in un problema di relazioni internazionali tra la Russia, la UE e la regione auto proclamatasi indipendente, ma filorussa. L’adesione della Moldavia alla UE dovrà passare attraverso un voto unanime di tutti e 27 gli Stati membri e certamente la questione dei rapporti con la Transnistria e quindi con la Russia, sarà un tema al centro delle discussioni, specie in Romania ove da sempre agisce un movimento unionista che vede la Moldavia come una propria regione. L’adesione della Moldavia pone un ulteriore questione che vale per tutti i Paesi prossimi ad entrare nella UE: è il tema legato alle risorse del bilancio e alla sua ripartizione tra i nuovi Paesi che hanno una economia fortemente vincolata all’agricoltura. Il tema quindi del bilancio e di una revisione della politica agricola (PAC) si pone già oggi e non occorre attendere i prossimi anni ’30 per comprendere come sia necessario che è adesso il momento di rivedere le politiche di bilancio della UE, come sollecitano da tempo i federalisti. Parlare di Moldavia e dell’allargamento della UE, come ha ricordato anche Sandro Gozi nel suo Rapporto, significa porsi il problema di sciogliere una volta per tutte i nodi legati alla mancanza di una politica estera e di difesa nonché di una politica di bilancio del tutto inadeguata nel sostenere le sfide dei prossimi anni.
